Già dal 1993 Bernard Cova parla del societing, concetto in Italia ripreso dal sociologo Giampaolo Fabris e da un sito molto aggiornato su questi temi www.societing.org. Dietro questa parola cosa si nasconde? Andare oltre il profitto e la responsabilità sociale di impresa. In pratica socializzare la capacità produttiva dell'impresa e valorizzare le proprie risorse produttive, coinvolgendo una moltitudine di attori, fra cui i consumatori stessi. L' impresa in pratica si costituisce come un network esteso di realtà che non  sono sotto il controllo dell'impresa stessa. Questo comporta legami di responsabilità verso quel sociale da cui sempre più derivano il loro valore. Necessità quindi di lavorare con i legami sociali,  di " fare società ",  instaurando nuove relazioni produttive. Assistiamo, infatti, ad una esplosione della produttività nel sociale, per cui la produzione dei saperi non è più privilegio delle imprese ( pensiamo soltanto alle innumerevoli produzioni di "app" realizzate da ragazzi), creando un artigianato non solo tecnologico . Basta spostarsi al mondo dell' agricoltura biologica, l'agroecologia, ecc. , ma anche ai servizi di welfare. Quello che manca probabilmente è un nuovo modello organizzativo che stenta ancora a prendere forma di una nuova filosofia di impresa capace di capitalizzare su queste risorse e di dar loro una nuova direzione , anche per attrarre i talenti millennials sempre più attratti verso un impegno nel settore sociale, nelle ONG e nel social business.