Welfare aziendale, una spinta in più per l'impresa

  E’ stato presentato lunedì 28 marzo alla Luiss Il Welfare Index Piccole e Medie Imprese 2017, promosso da Assicurazioni Generali. Si tratta del secondo rapporto annuale sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese, un termometro che misura le azioni di welfare messe in campo dalle imprese. La metodologia di ricerca e di costruzione dell’indice sono sottoposte al controllo del Comitato Guida, costituito da Generali Italia, Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e da esperti dell’industria e del mondo accademico. L’indagine e l’elaborazione dell’indice sono effettuati dalla società Innovation Team. Il Welfare Index PMI è sinteticamente espresso con un numero che rappresenta la valutazione dell’azienda rispetto al valore massimo 100. La valutazione tiene conto di tre fattori: l’ampiezza e il contenuto delle iniziative attuate per ognuna delle 12 aree del Welfare Aziendaleil modo con cui l’azienda coinvolge i lavoratori e gestisce le proprie scelte di Welfare, l’originalità delle iniziative e la loro distintività nel panorama italiano.   https://youtu.be/Er3O3o_A4U0   “Il Welfare aziendale fa crescere l’impresa” è il leit-motiv di questa ricerca. Ben 3422 aziende hanno risposto al questionario, il 6% in più della edizione precedente, probabilmente non solo per la benemerita iniziativa, ma soprattutto per i nuovi scenari normativi, fiscali attuati con il decreto ministeriale del 25 marzo 2016 che ha allargato la gamma di servizi/beni welfare defiscalizzati e abbattuto le barriere tra welfare aziendale volontario e welfare negoziale.   [embed]https://youtu.be/vrj9VmOjxLo[/embed]   Negli ultimi due anni sono stati stipulati 19.457 contratti con accordi sulla spendibilità dei premi di risultato in welfare. Inoltre la fragilità sociale è destinata ad aumentare per la frammentazione sociale, determinata da profonde trasformazioni demografiche e sociali con l’indebolimento della famiglia come prima e fondamentale rete sociale di protezione (quasi un terzo delle famiglie italiane sono costituite da un solo componente), mentre la propensione al risparmio è in ripresa, ma resta stabilmente inferiore al 10%, circa la metà degli anni ’90. L’invecchiamento della società ha determinato un rapido aumento dell’indice strutturale di dipendenza, costituito dal rapporto tra popolazione in età non attiva e la popolazione in età attiva (15-64 anni). Nel 2016 ha superato il 55% (era inferiore al 50% nei primi anni 2000). L’occupazione nel 2016 è migliorata di un punto rispetto ad un anno fa e di quasi 5 punti in due anni, mentre l’esclusione della donna resta un fenomeno stabile, senza alcun segnale di miglioramento. Nelle due recessioni recenti 2008-2009/2011-2012 il welfare ha funzionato da stabilizzatore, impedendo fenomeni massivi di impoverimento, divenendo fattore fondamentale per la tenuta del Paese. In questo contesto il welfare aziendale si confronta con una duplice sfida, accelerare la integrazione delle prestazioni del welfare pubblico e offrire soluzioni ai nuovi bisogni. I principali asset del welfare sono stati le pensioni, la sanità, la tutela del lavoro. Il welfare non è mai stato solo questo, ma oggi sicuramente si affiancano una gamma vastissima di bisogni e richiesta di soluzioni. I bisogni sono differenziati nei territori e nelle singole aziende, sia per la diversità delle popolazioni che delle risorse economiche disponibili.   https://youtu.be/wKbdExCbm58   In questo sicuramente le aziende giocano un ruolo fondamentale in quanto hanno un rapporto diretto con i propri collaboratori e le famiglie e il territorio dove sono presenti, riconoscendo i bisogni della comunità locali e le potenzialità che il territorio offre ( es. con le imprese vicine si possono condividere i servizi, i fruitori dei servizi incluse le organizzazioni del terzo settore). Maggiore sarà la comprensione del valore del welfare aziendale, migliore sarà la adesione dei lavoratori.
  • Le 12 aree del welfare aziendale  sono:

  • Previdenza integrativa
  • Sanità integrativa
  • Polizze assicurative
  • Servizi di assistenza
  • Formazione per i dipendenti
  • Cultura, ricreazione e tempo libero
  • Sicurezza e prevenzione degli incidenti
  • Sostegno all’istruzione di figli e familiari
  • Sostegno ai soggetti deboli e integrazione sociale
  • Welfare allargato al territorio e alla comunità
  • Sostegno economico ai dipendenti e alle famiglie
  • Conciliazione vita-lavoro, sostegno ai genitori, pari opportunità
  Le protagoniste della crescita del welfare aziendale sono le imprese già molto attive, che nell’ultimo anno hanno ulteriormente esteso le prestazioni offerte ai lavoratori. Delle dodici aree del welfare aziendale quelle che crescono più velocemente sono la sanità integrativa, la conciliazione vita-lavoro e il sostegno alla maternità, nonché le iniziative aperte al territorio. Al primo posto, con un tasso del 46,3%, le polizze assicurative per il personale, diverse dalle assicurazioni previdenziali e sanitarie; tuttavia, se escludiamo le polizze infortuni che in molti casi sono obbligatorie, il tasso di iniziativa nelle assicurazioni scende al 17,1%. In altre cinque aree l’iniziativa delle imprese è molto elevata, pari o superiore al 33%. Si tratta del sostegno economico ai lavoratori, della sicurezza e prevenzione degli incidenti (con iniziative aziendali aggiuntive a quelle obbligatorie), della formazione del personale (anche in questo caso con iniziative aggiuntive a quelle obbligatorie), della conciliazione vita-lavoro (con iniziative prevalentemente di flessibilità degli orari). La sanità integrativa fa parte di questo gruppo: il 34,8% delle imprese ha attuato iniziative, prevalentemente aderendo ai fondi istituiti dai CCNL (ricordiamo che in alcune categorie l’adesione non è obbligatoria). Se limitiamo l’ambito della sanità integrativa alle sole iniziative aziendali, queste sono attuate da un numero minore di imprese: l’8,2%. Le iniziative aziendali di previdenza integrativa sono attuate dal 23,4% delle imprese. Seguono aree con tassi di iniziativa meno elevati: il welfare allargato al territorio (17,3%), il sostegno ai soggetti deboli e all’integrazione sociale (7,7%), i servizi di assistenza per i lavoratori e le loro famiglie (6,7%), le iniziative per la cultura, la ricreazione e il tempo libero (5,8%), il sostegno all’istruzione dei familiari (2,7%). Le aree in cui  la ricerca ha rilevato una maggiore frequenza di nuove iniziative sono: il sostegno economico (13 casi su 109), con iniziative come l’anticipo del TFR anche oltre gli obblighi di legge, prestiti aziendali, premi di risultato trasformati in servizi di welfare tramite piattaforma; la sanità integrativa (9 casi), con la sottoscrizione di nuove polizze, l’incremento di coperture su polizze già esistenti, la stipula di convenzioni con studi medici;  la conciliazione vita-lavoro (9 casi), con iniziative di smart working con telelavoro e concessione di flessibilità oraria aggiuntiva; la formazione avanzata ai dipendenti (9 casi); nuove iniziative per la sicurezza e la prevenzione degli incidenti oltre quelle obbligatorie (9 casi).   [embed]https://youtu.be/v4mFnn6zLa0[/embed]   La distribuzione nel territorio delle iniziative di welfare aziendale è alquanto omogenea. Non si registrano significative differenze per area geografica tranne che in due aree del welfare aziendale: la previdenza integrativa e la sicurezza e prevenzione degli incidenti, nelle quali i tassi di iniziativa delle PMI del Nord sono di dieci punti superiori a quelli del Sud. La dimensione delle imprese è il fattore più di ogni altro correlato al tasso di iniziativa. La ricerca ha comunque rilevato numerose esperienze di welfare aziendale attuate con successo da imprese piccole e molto piccole. Le PMI nella maggior parte affrontano il welfare aziendale principalmente con lo scopo di migliorare la soddisfazione dei lavoratori e il clima interno. Le aziende che coinvolgono i lavoratori nell’ascolto dei bisogni e nell’attuazione delle iniziative sono anche le più attive nel promuovere iniziative di welfare, non limitandosi ad applicare le disposizioni dei contratti collettivi nazionali. Ascoltare i lavoratori, rilevarne i bisogni, incontrarli per gestire in modo flessibile le iniziative sono condizioni di successo per l’attuazione dei piani di welfare aziendale. La ricerca ha esaminato l’importanza di fattori quali:
  1. Disponibilità a sostenere costi aggiuntivi per le iniziative di welfare
  2. Proattività dell’azienda (intesa come capacità di intraprendere iniziative autonome non limitandosi all’applicazione dei contratti nazionali)
  3. Propensione a coinvolgere i lavoratori nell’attuazione delle iniziative
Questi tre fattori sono stati utilizzati simultaneamente per costruire cinque profili di approccio al welfare aziendale:
  • PROATTIVE PARTECIPATIVEImprese che intraprendono iniziative autonome, investono risorse aggiuntive, coinvolgono i lavoratori: 23,6% del totale.
  • PROATTIVE DIRETTIVEImprese capaci di iniziativa autonome e che investono, ma non attuano azioni di coinvolgimento: 12,2% del totale.
  • PROATTIVE A COSTO ZEROImprese dotate di una politica di welfare aziendale non limitata all’applicazione dei contratti, ma non disponibili a sostenere costi aggiuntivi: 22,5% del totale.
  • ATTUATRICI PARTECIPATIVEImprese che coinvolgono i lavoratori nella gestione delle politiche di welfare, limitandosi all’attuazione delle disposizioni dei CCNL: 7,1% del totale.
  • ATTUATRICI DIRETTIVEImprese che non coinvolgono i lavoratori e la cui politica di welfare consiste nell’applicazione delle norme contrattuali: 34,7% del totale.
  • Le imprese che investono significative risorse nelle iniziative di welfare hanno già verificato impatti positivi sulla soddisfazione dei lavoratori e sui risultati aziendali.
  [embed]https://youtu.be/-qxqdSGVZog[/embed]   Il fattore critico di successo per il welfare aziendale è la conoscenza. Solamente il 21% delle PMI dichiarano di avere una conoscenza abbastanza o molto precisa delle norme e degli incentivi fiscali, e anche tra le più grandi, oltre i 50 addetti, la quota delle imprese informate su questi temi non supera il 33%. Risulta essere molto forte la relazione tra conoscenza delle norme fiscali e ampiezza delle iniziative di welfare aziendale. Se vuoi approfondire con noi questi e altri temi sul welfare aziendale per la tua azienda contattaci