Il 68% delle PMI ha ormai misure di welfare, raddoppiato anche tra le microimprese (al 15%).

Nel 2022, il welfare aziendale ha saputo rispondere in maniera rapida e flessile a nuovi bisogni sociali  – come ha illustrato il quarto rapporto “Welfare for People” di Adapt con Intesa SanPaolo – perché non è (più ) solo “uno strumento per contrastare l’arretramento del welfare pubblico ma un molteplice e prezioso insieme di strumenti che possono accompagnare in termini di sostenibilità le imprese e i lavoratori nelle imponenti trasformazioni del lavoro che stiamo vivendo e cioè la trasformazione demografica, quella digitale e quella ecologica”. Un indicatore di questo ruolo strategico è per esempio che, nei contratti aziendali sottoscritti tra il 2016 e il 2020, la flessibilità organizzativa e la conciliazione vita-lavoro rappresentano il 70% delle misure contrattate a livello aziendale. Lavoro e famiglia quindi, oltre a benefit discrezionali e monetari, al centro delle politiche di welfare delle aziende.

E se tra le priorità indicate dal rapporto del Think tank “Welfare, Italia” di Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House Ambrosetti, ci sono il sostegno della genitorialità e l’aumento dell’occupazione femminile, il rapporto riconosce un ruolo fondamentale anche alle soluzioni di welfare contrattuale e aziendale, auspicandone l’allargamento dell’offerta e dei servizi.

Già quest’anno il welfare aziendale si è notevolmente ampliato, anche tra le piccole e medie imprese, un dato fondamentale se si pensa che le PMI costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano.

Ormai più di due su tre (68%) hanno adottato almeno una misura di welfare aziendale e – secondo l’ultimo rapporto Welfare Index PMI di Generali – sono raddoppiate anche le microimprese che puntano sul welfare, dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. La scelta di supportare il benessere dei propri collaboratori – si legge nello tesso rapporto – ha generato un circolo virtuoso a livello organizzativo e le PMI con un sistema di welfare più sviluppato sono anche quelle con il maggior grado di inclusione e diversità; oltre che investimenti per la formazione e lo sviluppo del capitale umano.

Ma anche a livello economico: nel 2021 l’utile delle PMI con livello di welfare elevato è risultato doppio rispetto a quelle con welfare a un livello base (6,7% contro 3,7%).

Insomma, le principali ricerche e think tank hanno confermato quest’anno che il welfare aziendale gioca già un ruolo strategico non solo all’interno delle imprese, ma anche a beneficio delle comunità locali e dell’economia del Paese.  

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Anna Zavaritt – giornalista e contributor Jointly