Alla base del crollo della natalità anche l’assenza di servizi a supporto della famiglia.

L’Italia – lo raccontano i dati - non è un Paese per genitori. Il tasso di natalità è ai minimi storici e, nonostante il numero di figli che le donne dichiarano di desidere sia vicino a due, oggi in realtà la media per ogni famiglia è la metà (1,17), il dato più basso di sempre[1].  

Un mestiere difficile e sempre più costoso: le tante sfide dei genitori italiani

Questo fertility gap – il più amplio in Europa, insieme a Grecia e Spagna - rivela la consapevolezza che fare i genitori è un lavoro difficile e costoso, soprattutto se si vive in un Paese dove non ci sono politiche di supporto alla famiglia. E se è vero che con il Family Act e l’assegno unico universale per i figli qualche passo avanti si sta facendo, è anche vero che, come non manca di sottolineare il Professor Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica di Milano "la denatalità è grande questione rimossa del nostro Paese”, perché di fatto anche nel Pnrr non c’è il riconoscimento degli squilibri demografici come una delle sfide principali da affrontare[2]. Cosa spaventa i futuri – e spesso mancati – genitori? “In Italia – ha spiegato il professor Rosina in un’intervista a Jointly - non abbiamo saputo costruire l’infrastruttura sociale e fare gli investimenti economici necessari per sostenere l’occupazione femminile, senza penalizzare la famiglia. Da noi le difficoltà di conciliazione tra lavoro e figli diventano un aut-aut”.  Pochi posti all’asilo nido per esempio – la copertura è ancora inferiore al 33% - e la mancanza di un sistema fiscale che premi le famiglie con più figli riducendo la tassazione, come il quoziente famigliareanno sì che ogni anno più di 2000 donne si dimettano dal lavoro[4] per l’impossibilità di gestire una famiglia e al tempo stesso crescere professionalmente.  

Quando è l'azienda ad aiutare genitori e figli: il caso di Jointly Professione Genitori

[caption id="attachment_5224" align="aligncenter" width="455"] I 5 percorsi di Professione Genitori[/caption] Dove non arriva il welfare pubblico, è sempre più spesso quello aziendale ad offrire un supporto a misura di famiglia, anche perché con la pandemia ben il 79% dei genitori vive con più stress il proprio ruolo e l’89% dichiara di aver bisogno di un supporto specifico per i figli, differenziato in base all’età - come è emerso da una ricerca condotta da Jointly insieme all’Università Cattolica di Milano nel 2021. Oltre alle misure più classiche e di tipo economico - come l’integrazione della maternità e la paternità, i campus e le vacanze studio – molte imprese offrono quindi alle famiglie servizi come l’orientamento scolastico e a sostegno dei genitori nei momenti critici della crescita dei figli. Jointly ha deciso di fare la propria con Professioni Genitori, un programma flessibile e modulare che li accompagna attraverso le nuove sfide nell’utilizzo consapevole delle tecnologie (Genitori digitali), nel complesso periodo dell’adolescenza (Genitori nell’Odissea dell’Adolescenza) – reso più complesso dalla pandemia (SOS genitori) e nell’orientamento scolastico. Basti pensare che nel nostro Paese quasi un ragazzo su cinque non studia né lavora, i così detti neet[5]. Percorsi formativi inadeguati e un mercato del lavoro poco attento ai giovani talenti- la disoccupazione giovanile è del 29,8% [6]- rischiano di compromettere il futuro dei ragazzi ed è per offrire una risposta che è nato Jointly Push to Open, il programma dedicato ai collaboratori e ai propri figli - sia alle medie (Push to Open Junior) che alle superiori (Push to Open Diplomandi) - per aiutarli con strumenti concreti a scegliere il percorso di studi e lavoro, potenziando le competenze trasversali sempre più richieste nel mondo del lavoro. Anna Zavaritt, Giornalista e Contributor Jointly *** *** [1] Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente”, 2020. [2] Argomentazioni più dettagliate sono contenute nel suo libro “Crisi demografica. Politiche per un Paese che ha smesso di crescere”, 2021. [4] Ispettorato nazionale del lavoro, report annuale 2021 [5] Dati Eurostat 2021 [6] Dato Eurostat relativo a settembre 2021, quando è passata dal 28% al 29,8%, facendo segnare l'aumento mensile più forte in tutta la zona euro.