Aiuto dei nonni sempre meno scontato e campus comunali sold-out rischiano di mettere in crisi l’organizzazione famigliare

Quasi 14 settimane di scuole chiuse, con tanti interrogativi aperti. Perché se 5 milioni tra bambini e ragazzi non torneranno sui banchi fino a metà settembre, i loro genitori dovranno ingegnarsi su come organizzare questa lunga pausa estiva – la più lunga in Europa - mentre loro sono al lavoro.

Il welfare famigliare e l’aiuto dei nonni non sono scontati, tra chi ormai è pluri-ottantenne e necessita di cure più che poterne offrire e chi invece è ancora attivo professionalmente ed ha gli stessi problemi dei figli e dei nipoti.

Ma neanche le alternative sono a portata di tutti: secondo l’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori la spesa media settimanale per un campus privato è di 170 euro e solo il 25% delle famiglie se lo può permettere.

Una cifra che può essere molto più alta in alcune città, dove il problema non è peraltro solo il costo ma la disponibilità, come a Milano dove quelli comunali sono andati sold-out già a maggio.

L’anno scorso, per recuperare i mesi di scuola persi durante la pandemia, sono state attivate delle «scuole estive», che il Ministro Bianchi ha rilanciato anche quest’anno con una dotazione economica di 300 milioni. Un’iniziativa che però è ancora di tipo emergenziale perché - fanno notare molti genitori – è possibile solo a secondo della disponibilità delle singole scuole, presidi e insegnanti.

Per questo il welfare aziendale può giocare un ruolo fondamentale di supporto ai genitori lavoratori, su due fronti:

  • grazie alla moltiplicazione dell’offerta di campus e attività in partnership con associazioni e realtà locali;
  • ma anche grazie alla semplificazione nella prenotazione e accesso ai servizi.

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Anna Zavaritt – giornalista e contributor Jointly