La condivisione di esperienze e il supporto qualificato i punti forti della soluzione: i genitori scoprono di non essere soli e si mettono in gioco, migliorando anche il rapporto con i figli

Cosa possono fare le aziende per supportare i collaboratori che sono anche genitori? Quali sono le attività più apprezzate?  Ne parliamo con Marina Fiorino, Solution Project Manager, e Alessia Vincioni, Project Manager, del Team di Professione Genitori

 

Com'è stata la prima volta, nel 2015? Il progetto allora era all'avanguardia. 

Il progetto è iniziato – in pieno stile Jointly – da un confronto con quattro aziende, partendo dalla loro volontà di supportare i propri collaboratori alle prese con la scelta post diploma dei figli. Da lì abbiamo analizzato quali fossero gli strumenti più utili e co-progettato il format e le modalità di partecipazione.  Da subito,  un tratto distintivo del programma è stata la condivisione di esperienze tra genitori  – provenienti da contesti ed aziende diverse – e il loro coinvolgimento interattivo insieme ai figli.

Continuando ad innovare, avete introdotto un modulo per la cultura digitale in famiglia. Quali i loro principali timori e dubbi dei partecipanti?

I genitori sono impreparati all’utilizzo estensivo del digitale che fanno i loro figli, la prima generazione di veri nativi digitali. In particolare, temono la dipendenza da internet, il cyberbullismo, ma sono anche preoccupati per la sicurezza dei dati sui device ad uso famigliare e per l’accesso a contenuti non adatti alla loro età.  L’obiettivo di fondo di Genitori Digitali non è solo la formazione e la condivisione di strumenti con i genitori, ma anche la creazione di una vera e propria cultura della cittadinanza digitale. Se le persone adulte, i genitori hanno questo tipo di competenze, le possono trasferire più facilmente anche ai figli a beneficio di tutta la comunità.

Durante la pandemia, avete aperto una "linea SOS" per i genitori in un momento estremamente delicato. Quali sono state le principali evidenze emerse in quel periodo?

In quel periodo le famiglie si sono trovate improvvisamente in una quotidianità tutta nuova. Insieme alla cooperativa sociale il Minotauro di Milano abbiamo quindi sviluppato un modulo per aiutare i genitori ad imparare a stare nell’incertezza, ad adattarsi ad un “new normal” che di normale non aveva nulla. Oggi  SOS Genitori  si è evoluto in un programma che prevede seminari trasversali per genitori di figli con età 0-18 anni e due approfondimenti verticali dedicati, rispettivamente, alla neo-genitorialità e all'adolescenza. In questo modo, il percorso consente lo  sviluppo di competenze utili alle diverse fasi di crescita dei figli nel contesto attuale.

I partecipanti ci raccontano che per loro è impagabile potersi confrontare e non sentirsi soli, capire che stanno affrontando le stesse difficoltà e scambiarsi esperienze e soluzioni. I genitori sono accompagnati da psicologi esperti nel definire un loro stile genitoriale, per capire i figli e imparare a stargli accanto.

Qual è la domanda che vi fanno più spesso i genitori? 

Nei diversi programmi quello che vediamo più spesso è che all’inizio i genitori sono alla ricerca di una “ricetta” o di una soluzione rapida ed efficace. E poi durante il modulo scoprono che questa non esiste, e mettendosi in gioco trovano la propria strada a partire dagli strumenti e dai contenuti a disposizione. Un percorso forse più complesso ma anche di maggior consapevolezza ed efficacia.

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Anna Zavaritt - giornalista e contributor Jointly