Sono stati presentati ieri sera – martedì 17 ottobre 2017 – dalla senatrice Laura Bignami, gli emendamenti alla Legge adottata dalla Commissione Lavoro del Senato in un testo unificato relativo al riconoscimento della figura del 'Caregiver Familiare', persone che prestano assistenza non professionale ad una persona non autosufficiente, e che attendono da decenni riconoscimento e sostegno da parte dello Stato. La proposta di testo unificato presentata dal relatore Pippo Pagano (Ap) nasceva da tre diversi disegni di legge. “L'adozione di un testo unificato, seppur ancora incompleto e assoggettabile a correzioni”, afferma il senatore Angioni (PD), “è da considerarsi come un punto di partenza fondamentale per quelle associazioni che, da quando la Commissione Lavoro del Senato ha deliberato, hanno espresso dubbi e critiche nel merito”. Il testo finale, secondo Angioni, cercherà di recepire alcune delle richieste presentate dalle associazioni e cooperative che operano in questo settore. Come sottolineato nel corso della conferenza stampa di ieri dalla Sen. Bignami, un fatto è certo: senza il riconoscimento giuridico della figura del caregiver familiare, al momento non previsto dal testo licenziato dal Senato, non ci sarà nessuna possibilità di tutela economica e sociale, né oggi né nel prossimo futuro. Questo deve essere il primo obiettivo del disegno di legge, così come indicato dalle modifiche contenute negli emendamenti presentati. Nel nostro Paese, infatti, vi sono forti ritardi nel prendere coscienza del ruolo fondamentale di chi si prende cura in ambito familiare, cosa che invece avviene in molte realtà d’Europa come Inghilterra, Francia, Spagna ma anche Polonia, Bulgaria, Romania e Grecia. Un ruolo, quello del caregiver familiare, insostituibile e di incommensurabile valore per la persona assistita, ma anche per il contesto familiare e sociale. Un valore incommensurabile quello dell'assistenza familiare del caregiver che, oltretutto, "fa risparmiare" al welfare state risorse economiche non indifferenti. Un ruolo senza il quale il nostro sistema di welfare risulterebbe totalmente insostenibile oggi e, ancor più, nelle sfide che la società dell’invecchiamento ci presenta. Come in molti casi avviene nel nostro Paese, i politici locali si rivelano però più sensibili nei confronti delle istanze della popolazione, più lungimiranti e al passo con i tempi, rispetto ai colleghi che siedono a Roma. Ad esempio, la Regione Emilia-Romagna, per prima in Italia, grazie al lavoro di cittadinanza attiva promosso dalla “Cooperativa Anziani e non solo” e da CARER (Associazione dei Caregiver dell’Emilia-Romagna) con il sostegno dei Comuni dell’Unione Terre d’Argine (Modena), ha approvato una legge che riconosce e valorizza il ruolo del familiare, del convivente e dell’amico che si prende cura di una persona non autosufficiente. Diverse Regioni hanno seguito l’esempio dell’Emilia-Romagna, ma l’esigenza di definire una legge nazionale era sempre più impellente, anche se la chiusura della legislatura potrebbe non far vedere la luce al testo e la congiuntura economica, sia pure in ripresa, non far trovare gli spazi per finanziamenti necessari, anche futuri. Certamente il testo ha dei limiti, come ogni percorso iniziale. Da un lato restituisce le responsabilità e le iniziative alle singole Regioni e dall’altro evita di fissare un qualsiasi obiettivo di servizio (premessa a specifici livelli essenziali di assistenza validi in tutto il Paese). Al contempo rimanda sine die l’impegno dello Stato (che non è certo delle Regioni) di intervenire in ambiti delicati come quelli previdenziali, di tutela della salute, malattie professionali, infortuni e altro.