Great Resignation e Quiet Quitting, ovvero dell’arte di pensare (anche) alla vita fuori dall’ufficio. Finito il modello “always on”, il mercato del lavoro è chiamato a reinventarsi con nuove forme di ingaggio.

Uno su tre pronto a cambiare lavoro

A livello globale circa un terzo (27%) dei lavoratori cercherà di cambiare lavoro nei prossimi 12 mesi. Una propensione che – in base all’ultima ricerca Adecco “Global Workforce of the Future” -

potrebbe avere un effetto domino, grazie ai “quitfluencer”: sette lavoratori su dieci ammettono, infatti, che vedere i colleghi dimettersi li spinge a prendere in considerazione l’idea di imitarli. E nella metà dei casi poi lo fanno davvero.

Una “rivoluzione” nel mondo del lavoro che ha investito anche l’Italia, se è vero che le dimissioni di massa sono aumentate del 31% nel primo semestre 2022 (1,1 milioni di persone), in base ai dati del Ministero del Lavoro.

 

Don’t Show Me (Only) the Money

Se il “vile denaro” resta in molti casi la motivazione principale nel cambiare lavoro – ma non quella sufficiente per restare in un’azienda - la possibilità di ritagliare tempo per sé e per il proprio benessere, così come l’occasione di continuare a crescere sono invece potenti leve sia di attraction che di retention.

Numeri alla mano, Microsoft in una ricerca condotta su oltre 20 mila persone in 11 paesi dimostra come sia cruciale ripartire da qui – benessere e crescita personale - e saper “ri-assumere” i propri collaboratori. Partendo da un dato: attualmente il patto di fiducia tra loro e l’azienda si è rotto, se è vero per esempio che solo un top manager su 10 (12%) è pienamente fiducioso di come lavora il proprio team da remoto, mentre i diretti interessati sono pronti a dimostrare efficienza e qualità (87%).

Dati contrastanti che emergono anche dalla ricerca del Word Economic Forum: circa la metà (45%) dei lavoratori è convinta che i propri datori di lavoro non supportino il loro benessere, mentre invece il 74% delle aziende dichiara di averlo tra le proprie priorità.

Ripartire quindi dal dialogo e dall’ascolto per ingaggiare, in maniera più autentica, le persone è cruciale.

 

Back to Basic

Per ingaggiare i collaboratori in un periodo così sfidante, non ci sono quindi ricette magiche preconfezionate, se non quella di ripartire, come indicato gli esperti dal rispetto e dalla fiducia reciproci. Le basi più solide, e solo apparentemente più scontate, per far sentire le persone soddisfatte del proprio lavoro. E questo – come documenta anche “Hope and Fairs” di Pwc – riduce significativamente la voglia di cambiare e aumenta invece l’ingaggio e la “fedeltà all’azienda”.

***

Anna Zavaritt – giornalista e contributor Jointly