Il welfare aziendale “family friendly” aiuta i collaboratori a gestire meglio i propri carichi di cura, e a lavorare meglio. Ma attenzione: non esiste un’unica ricetta.

Un’azienda che investe in welfare aziendale a supporto della famiglia è un’azienda che investe nella propria sostenibilità – in termini di  engagement, attraction e retention di talenti  - e in quella del Paese.

E’ questo il messaggio emerso dal confronto durante l’ultimo Jointly Talk lo scorso 7 novembre, dove hanno condiviso la propria esperienza Martina Zermian, Group HR Administration & Benefit Specialist del Gruppo NHOA, Alberto Plantamura, Welfare Welbeing & Benefit Manager di Sky, Rosanna Maserati, Responsabile D&I Crédit Agricole Italia e Daniela Miniace, Internal Communication & Wellbeing Director di Prysmian Group.

 

I numeri parlano chiaro

Con un nuovo minimo storico delle nascite e l’età media salita a 46,5 anni nel 2023, l’Italia sta infatti attraversando una profonda crisi demografica e nel 2050 – tra vent’anni, un battito d’ali - il rapporto fra persone in età lavorativa e pensionati sarà di 1 a 1.

  • età media 2023: 46,5 anni
  • 1:1 sarà, nel 20250, il rapporto tra persone in età lavorativa e pensionati
  • -3,6 milioni di lavoratori entro il 2026
  • 1 famiglia su 3 la propria situazione economica è peggiorata rispetto al 2021

Questi trend non solo minano la sostenibilità sociale ed economica dell’Italia, ma hanno anche ripercussioni nel mondo del lavoro: una carenza di giovani professionisti (-3,6 milioni di lavoratori entro il 2036) e un sistema previdenziale pubblico-privato da ridefinire con urgenza.

E già oggi per più di 1 famiglia su 3 (35,1%) la propria situazione economica è peggiorata rispetto al 2021 e il costo per mantenere un figlio è aumentato, fino ad arrivare a 640 € al mese.

 

Il Welfare “Family Friendly” fa bene a tutti

Di fronte all’attuale scenario, le aziende possono giocare un ruolo a supporto dei propri collaboratori che sono anche genitori , e contribuire così alla sostenibilità del Paese. Offrire servizi di supporto per la cura dei figli aiuterebbe per esempio le donne a restare e a crescere nel mondo del lavoro: una donna su due (54%) tra quelle che  hanno lasciato il lavoro durante la pandemia – secondo la ricerca McKinsey Meeting the challenge of moms’ ‘double double shift’ at home and work – ha affermato che non lo avrebbe fatto se la propria azienda avesse offerto un supporto per la cura dei figli.

Un’attenzione, quella verso la famiglia, che può avere diverse forme (sussidi, orari flessibili, permessi e piani ferie modulari, supporto al rientro dal congedo o durante le fasi di crescita del figlio) ma ha un denominatore comune: è una forte  leva di attraction per la grande maggioranza (88%) delle professioniste. 

Oltre a trattenere i talenti, le politiche di welfare per la famiglia possono contribuire anche al loro sviluppo: sempre la ricerca di McKinsey evidenzia che una donna su due (57%) con bambini sotto i cinque anni – a fronte di un collega su tre (38%) - non assume volontariamente maggiori responsabilità al lavoro a causa degli impegni di cura verso i figli.

 

Da dove possiamo cominciare?

Nel corso del Jointly Talk, gli speaker hanno condiviso due snodi fondamentali per costruire una strategia di wellbeing aziendale che sia family friendly: l’ascolto e l’analisi dei dati.

L’ascolto è importante per capire quali sono i bisogni specifici dei collaboratori, che in base alla loro età media e all’età dei figli possono variare considerevolmente. Dalle analisi di Jointly emerge infatti che ogni fase di vita dei figli ha le sue necessità: se nei primi anni è la presenza nei passaggi di crescita ad essere importante, con l’adolescenza è la capacità di costruire una relazione sempre più matura e adulta con i figli per supportarli nelle scelte ad essere la priorità. Ad ogni necessità corrisponde quindi una diversa risposta, che va modulata e rivista nel tempo.  

E per calibrare questa risposta in modo efficace bisogna partire dai dati sulla propria popolazione aziendale, monitorandoli nel tempo per seguirne l’evoluzione e adeguare le soluzioni offerte.

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A cura di Anna Zavaritt – giornalista e contributor Jointly