I dati della ricerca realizzata da The European House - Ambrosetti in collaborazione con JOINTLY. Ad oggi però la metà dei contratti aziendali (61%) contiene misure di welfare incentrate su benefici fiscali, che non rispondono né alle esigenze organizzative né al benessere dei collaboratori.

Con il Corporate Wellbeing il welfare aziendale può fare un “salto di qualità”, sia per le imprese che per il Paese. A livello aziendale, infatti, una strategia a supporto del benessere dei collaboratori può più che quadruplicare il valore dei servizi a loro offerti, aumentando anche la competitività dell’impresa sul mercato del lavoro, la produttività e l’engagement delle persone (+30%). A livello Paese il valore potenziale è di di oltre 200 miliardi di euro.

È questa una delle evidenze emerse dalla ricerca “Una nuova visione di corporate wellbeing: un valore per la strategia retributiva, una leva fondamentale di attraction ed engagement” realizzato da The European House - Ambrosetti, in collaborazione con JOINTLYprima B Corp ® in Italia nel Corporate Wellbeing - che ha analizzato l’impatto delle strategie di Corporate Wellbeing sulle aziende italiane.

 

Perché adottare una strategia di Corporare Wellbeing: vediamo i numeri

Secondo i risultati della ricerca, il beneficio che un collaboratore ottiene dai diversi servizi integrati all’interno di un piano di Corporate Wellbeing – un piano incentrato cioè sul benessere organizzativo e personale (ad esempio asili nido aziendali, campus estivi destinati a figli collaboratori, sportello psicologico gratuito, servizi di rilevanza sociale a supporto della famiglia, servizi ricreativi, prevenzione) – supera di oltre quattro volte il valore economico dell’investimento sostenuto dall’impresa.

Per esempio, a fronte di una spesa media dell’azienda di 2.500 euro pro capite, il valore reale per il collaboratore è di oltre 11.000 euro (con un coefficiente di moltiplicazione pari a 4,5). Nell’ipotesi che tutti i collaboratori in Italia avessero a disposizione questo tipo di soluzioni, il valore di mercato creato sarebbe di circa 204 miliardi di euro.

 

Il mercato del lavoro italiano: come siamo messi

Una situazione potenziale ben diversa da quella attuale: dal 2000 ad oggi, infatti, il sistema-Italia ha scontato una situazione di stagnazione della produttività e una minor crescita del PIL (Prodotto Interno Lordo nazionale) rispetto agli altri principali Paesi europei, una condizione aggravata ulteriormente dalla crisi globale da COVID-19. Le aziende si trovano oggi a dover fronteggiare un alto costo del lavoro - il più alto a livello europeo - una ridotta produttività e insieme una scarsa motivazione delle persone: i lavoratori italiani sono infatti tra i meno ingaggiati (solo il 5% del totale nel 2023) e tra i più esposti a rischio di stress sul luogo di lavoro (46% del totale si dichiara “molto stressato” nel 2023).

Questo ha portato negli ultimi anni al fenomeno delle “grandi dimissioni” - che anche in Italia ha riguardato oltre 2,2 milioni di persone nel solo 2022 - che le aziende hanno sempre più difficoltà ad arginare.

 

People Strategy: perché serve una strategia a lungo termine, integrata, olistica

Per provare a farlo, un numero sempre maggiore di imprese (il 61,1% nel 2024, erano il 17% nel 2016 e il 57,4% nel 2020) ha inserito nei contratti aziendali misure di welfare, incentrate però per la maggior parte su soli benefici fiscali. Benefici monetari di corto termine, lontani dall’essere uno strumento di supporto al benessere organizzativo e personale.

Le imprese infatti non riescono ad utilizzarlo, come abbiamo visto, per aumentare produttività ed engagement, mentre la stragrande maggioranza dei collaboratori (80%) dichiara di aspettarsi dall’azienda misure di benessere più specifiche ed utili, come servizi di  assistenza, salute, istruzione e prevenzione. Insomma quello che viene chiamato Corporate Wellbeing.

Quando questi interventi sono implementati in modo organico all’interno della People Strategy – ovvero di una politica di gestione aziendale che mette le persone al centro - permettono di ottenere effetti importanti sul coinvolgimento dei propri collaboratori (+30%).

È quindi cruciale – questo il messaggio finale della ricerca - favorire l’evoluzione da una adozione tattica e frammentata di “iniziative” di welfare all’implementazione di una strategia di Corporate Wellbeing perché questo passaggio può permettere di aumentare la competitività dell’impresa sul mercato del lavoro, la produttività e la sostenibilità dell’organizzazione del lavoro.

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A cura di Anna Zavaritt - giornalista e contributor JOINTLY