Di fronte all’attuale scenario, le aziende possono giocare un ruolo a supporto dei propri collaboratori che sono anche genitori, e contribuire così alla sostenibilità del Paese. Scopriamo come.
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Di fronte all’attuale scenario, le aziende possono giocare un ruolo a supporto dei propri collaboratori che sono anche genitori, e contribuire così alla sostenibilità del Paese. Scopriamo come.
Alle aziende non servono “pacchetti” preconfezionati e a sé stanti, ma un cambio di passo: una progettualità di action-research da affrontare insieme, guardando il futuro con ambizione e voglia di sperimentare.
Il fenomeno delle Great Resignation e del Quiet Quitting, al di là di singoli casi di insoddisfazione professionale, sono campanelli d’allarme di un malessere diffuso a livello organizzativo. Di cosa si tratta e come affrontarlo, l’abbiamo chiesto a Alessia Canfarini, Equity Partner BIP e Head of Human Capital CoE.
L’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit ci racconta bene cosa è stato il corporate wellbeing negli scorsi mesi. Ma forse, prima di tutto, dovrebbe dirci cosa vorremmo che fosse nei prossimi anni.
Soprattutto negli ultimi anni, le imprese che hanno colto i vantaggi di una strategia di comunicazione interna da affiancare ai piani di welfare sono state molte. E i risultati, per queste, non hanno tardato ad arrivare.
Il malessere dei lavoratori è uno snodo critico che le aziende faticano ancora a riconoscere, ma il problema non è procrastinabile, e a livello interazionale si stanno già moltiplicando le iniziative, che per essere più coinvolgenti ed efficaci spesso sono in forma digitale, disponibili sui propri device e in alcuni casi hanno la forma di veri e propri giochi, la così detta gamification.