L’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit ci racconta bene cosa è stato il corporate wellbeing negli scorsi mesi. Ma forse, prima di tutto, dovrebbe dirci cosa vorremmo che fosse nei prossimi anni.
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L’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit ci racconta bene cosa è stato il corporate wellbeing negli scorsi mesi. Ma forse, prima di tutto, dovrebbe dirci cosa vorremmo che fosse nei prossimi anni.
Soprattutto negli ultimi anni, le imprese che hanno colto i vantaggi di una strategia di comunicazione interna da affiancare ai piani di welfare sono state molte. E i risultati, per queste, non hanno tardato ad arrivare.
Per ingaggiare i collaboratori in un periodo così sfidante, non ci sono quindi ricette magiche preconfezionate, se non quella di ripartire, come indicato gli esperti dal rispetto e dalla fiducia reciproci.
Il malessere dei lavoratori è uno snodo critico che le aziende faticano ancora a riconoscere, ma il problema non è procrastinabile, e a livello interazionale si stanno già moltiplicando le iniziative, che per essere più coinvolgenti ed efficaci spesso sono in forma digitale, disponibili sui propri device e in alcuni casi hanno la forma di veri e propri giochi, la così detta gamification.
La correlazione tra benessere psicologico generale e benessere lavorativo si sta intensificando di anno in anno tra gli occupati in Italia. Ecco perché è necessaria un’autentica rifondazione del concetto stesso di benessere organizzativo: il futuro dell’impresa è nel Wellbeing.
La ricerca JLL presentata a Davos rivela che la metà dei collaboratori si sente a rischio di burnout.